Gens Braghetta

Gens Braghetta

Intervento di Vittorio sulle origini (Italiano)

Intervento di VITTORIO sulla Storia e sulle Origini dei BRAGHETTA (Sacrofano 17 Sett.2005)

Con la scusa del "decano" della famiglia, il cugino Renzo – promotore di questa simpatica, goliardica iniziativa – nell'assegnare i compiti a ciascuno di noi ha demandato a me gli incarichi: 

 - di approntare uno stemma che da oggi in avanti dovrà rappresentare la famiglia (salvo che        qualcuno dei "fratelli in trasferta" non ci renda edotti su qualcosa di già esistente nel secoli passati);

 - di relazionare l'assemblea sull'origine della famiglia Braghetta; cosa che mi sono accinto a svolgere, oltre che con impegno, molto piacevolmente.

Ritengo, a mio personale avviso, che l'argomento doveva essere rivolto verso le fondamentali direttrici:

 

  1. Le origini della famiglia, della gente, del Clan in senso genetico. Tracciare perciò, per quanto possibile, la mappa genetica della stirpe con riferimento ai luoghi e risalendo alle origini etnico-storico-geografiche.

  2. Quando e dove nasce il cognome Braghetta

  3. Le discendenze femminili, che affronterò in epilogo, perché consequenziale ad una serie di considerazioni che farò appresso.

 

E passiamo direttamente al punto 1.

 

1.      Le origini della famiglia in senso genetico
E' impossibile produrre documenti anteriori ai secoli XIII e XIV, sulla provenienza e sulle radici della famiglia. E così ho proceduto per logica.

a) innanzi tutto la mappa geografica ricavata da Renzo mediante ricerca in Internet, localizza i maggiori nuclei Braghetta nei dintorni, oltre che di Scrofano (oggi Sacrofano), di Padova e Ferrara. Tutti siti storico geografici colonizzati dall'avvento del popolo Etrusco proveniente da qualche parte dell'India (Maghadi, Nepal??).
(Eventuale dissertazione sugli Etruschi)


b) Raccolgo oggi e codifico più organicamente quelle tradizioni e racconti familiari recepiti da bambino dai decani della famiglia di circa 60 anni fa. In particolare di zio Peppino (1864-1951), fratello di nonno Lallo, che allora fungeva, tra le altre sue mansioni, da storico e conservatore dell'archivio familiare. Egli ci trastullava raccontandoci, mentre l'osservavamo ammirati nel suo lavoro di "facocchio" (ossia costruttore di carri), che la nostra famiglia, proveniente da Pietra Pertusa (5 km a sud di Sacrofano), si era radicata nella zona di Sacrofano, o meglio nelle selve e foreste, allora ed ancora oggi parzialmente esistenti, dopo la caduta di Vejo (la prima città Etrusca conquistata dai Romani sita sulla odierna Via Cassia non distante da qui). Non potevano a quei tempi chiamarsi Braghetta ma, nel 1400 sicuramente sì.
A testimonianza di ciò, zio Peppino, nel suo armadio-archivio, conservava e ci mostrava con un certo orgoglio, un libricino in cartapecora con le annotazioni che le generazioni passate dei Braghetta aggiornavano con fatti ed episodi salienti della loro epoca. In particolare ricordo una specie di francobollo o marca, tutta sbiadita, che zio Peppino faceva risalire al secolo XV. Il che testimonia che non solo i Braghetta esistevano fin da tale data, ma che amavano anche conservare traccia della loro famiglia per i posteri.
 Tale tesoro, di cui solo oggi recepisco l'immenso valore testimoniale che avrebbe potuto avere, è andato distrutto insieme agli altri antichi libri e ricordi (carabattole) dopo la sua morte, quando le figlie, Margherita e Marietta,  dimoranti l'una a Roma e l'altra a Campagnano, affittarono la casa a terzi. La circostanza mi è stata recentemente confermata dalla cugina Laura.
 
c) I primi Etruschi che giunsero in Italia dall'Oriente verso il IX-VIII secolo a.C., dopo le grandi migrazioni che iniziarono nel secondo millennio a.C., ci hanno lasciato le effigi della loro configurazione fisica, rappresentandosi in busti di terracotta, urne cinerarie, vasi dipinti, con sembianze orientaleggianti con caratteristi occhi a mandorla; sembianze che, con il passare dei secoli, sono scomparse perché essi si mescolarono con le popolazioni autoctone.
Ebbene, permettetemi una nota scherzosa. Una cosa che da giovane mi sorprendeva era l'aspetto del viso di mio cugino Lallo (che purtroppo ci ha lasciato prematuramente) e della cugina Caterina (qui presente) con una fessura al posto degli occhi, così come  mia figlia Livia da piccola. Caratteristiche che ho ritrovato, ancor più eclatanti e marcate, nel nipote Franco (figlio di Lallo) tanto che dai suoi coetanei era soprannominato "er cinese". Indubbiamente il DNA e i cromosomi ogni tanti si riaffacciano!
E' infine notorio che già anticamente gli stessi Romani definivano gli Etruschi "i capaci ventri"…Ebbene, guardate alcuni di noi e decidete voi!
Mi piace pertanto pensare quindi, che anche queste considerazioni basate sulla somiglianza, possano far risalire la nostra discendenza e la mappa genetica al popolo Etrusco.

  1. Stabilito il primo punto che ci classifica indoeuropei o meglio del ceppo dei Resena (Etruschi), passiamo ad esaminare il secondo punto: donde traiamo questo cognome e da quando?
    Qui gli indizi e le ipotesi trovano conforto in documenti e registri che possono essere reperiti negli archivi (Comunali, Ecclesiastici, di Stato etc.) che smentiscono l'ipotesi volutamente scherzosa e fantasiosa enunciata in un sonetto dal poeta dialettale Alcide Passeri.
    Il mio amico Alcide ci ha lasciato in versi questa sua spiegazione sull'origine del nome:

    Er papa ner vedé cha alla "Sistina"
    er Bonarroti avea, porco zozzone
    pitturato cor coso a pennolone
    d'angeli e santi, armeno 'na trentina

    per cui, perfino santa Caterina
    vergognata parea a tale visione
    da Vorterra ordino a ser Danielone
    de scancellarli co' la scolorina.

    Ma questi ch'era un genio, capoccione,
    a quale messe un drappo o 'na sciarpetta
    a quale un Braghettino ed un bragone

    Tanto che er quotidiano"La gazzetta"
    er nome j'affibbiò de "Braghettone"
    che poi, cor tempo, se mutò in Braghetta.

Ma torniamo alla realtà. Mi capitò, negli anni 60, di consultare negli archivi comunali, un antico tomo del 1500, ove un Olisse Braghetta figurava sottoscrittore, fra gli altri, di un atto deliberato dalla comunità di Scrofano. Il nome Ulisse si è tramandato fino ai giorni nostri, pur se con un altro cognome perché di discendenza femminile.
C'è ancora un contratto stipulato tra un Serraggi e un Francesco Braghetta per l'affitto di una coppia di buoi per la stagione estiva del 1583.
E' certo, quindi, che la nostra famiglia era presente a Sacrofano già dal 1500.
Altre tracce si ritrovano nel 1617, con l'esistenza di un altare della famiglia nella navata sinistra della chiesa di San Biagio e nel 1700 con una causa intentata dal principe Chigi a un Francesco Braghetta (detto Traioni) per una difformità nei lavori appaltati per la costruzione del palazzo Vinciguerra, oggi Gasparri.

La denominazione Braghetta sembra di origine Veneta. La "braghetta" era un indumento, una sorta di pantalone fino allo stinco, indossato da una corporazione di artisti, artigiani, piccoli imprenditori al punto da diventare quasi una divisa o distintivo e fino a dare il nome a qualche famiglia.
Il periodo dovrebbe poter essere fissato nel secolo XIII, quando cominciano a nascere i cognomi frequentemente attinti nelle corporazioni di arti e mestieri, cognomi che tuttora ritroviamo.
Per quanto riguarda i cugini della zona Padova-Ferrara-Bologna (Ravenna), sarebbe utile attingere da essi qualche notizia o documento. E' verosimile, comunque, che in quel periodo, in cui il mestiere di soldato al seguito di capitani di ventura, spostava frequentemente truppe per la penisola al soldo di questo o quel signore, qualche Braghetta si sia stabilito nella zona di Roma dove la presenza del Papa creava occasioni di spostamenti non necessariamente di carattere militare, come pure è ragionevole pensare che per lo stesso motivo qualche Braghetta si sia recato e successivamente stanziato nella attuale Svizzera Italiana dando origine ad un altro ramo della famiglia.
A tale proposito, una pièce teatrale, da prendere pertanto con cautela, narra che

Niccolò III d'Este, che governò Ferrara dal 1384-1441, si recò a Roma nel tentativo di rabbonire il Papa Bonifacio IX, il quale era molto risentito per la sua condotta libertina e dissoluta. Il suo comportamento era infatti ritenuto assolutamente non consono ad un governante alla cui casata il papa aveva concesso, pochi anni prima, il vicariato della città.

Poiché il papa rifiutava di riceverlo, Niccolò soggiornò a Roma con il suo seguito di dignitari, collaboratori e servi per oltre due mesi.

Tra il suo seguito è citato un certo Francesco Braghetta (tuttora, come allora, i nomi di Angelo e Francesco vengono assegnati ai primogeniti della famiglia)

Niccolò d'Este e il suo cospicuo seguito si erano acquartierati in una zona compresa tra l'attuale Saxa Rubra e il Foro Italico (zone periferiche di Roma nella direttrice per Sacrofano), da cui si poteva facilmente raggiungere San Pietro.

Sembra verosimile che la ricerca di vettovaglie per gli uomini e di foraggio per i cavalli possa aver portato il Francesco Braghetta a rifornirsi frequentemente nella zona agricola immediatamente sopra Prima Porta, dove costui, oltre agli affari,  avrebbe intrecciato affettuose amicizie che, unite al clima più salubre rispetto a quello di Ferrara, lo abbiano indotto a stabilirvisi (o a farvi ritorno in seguito).

Ha egli dato origine al cognome Braghetta nella zona di Roma ?

Tornando a Sacrofano accenno ad un'ultima traccia che mi affascina, sulla quale mi riservo in futuro di svolgere ricerche catastali e di archivio.
Le residenze che ci sono pervenute in eredità dalla famiglia, dislocate immediatamente fuori dalla porta nord del centro storico di Sacrofano, permettono di dedurre che i Braghetta fossero proprietari di una cospicua zona di terreno e abitazioni, che dalle mappe catastali risulta di circa due ettari, perimetrata: a sud dalle mura del Castello. A ovest dall'attuale mattatoio. A est dal fosso di Fontana Mancina e via per Castelnuovo. A nord dal patrimonio di San Pietro
Il che, per l'età degli edifici ricompresi, conferma la presenza della famiglia Braghetta almeno fin dal XV secolo, mentre per l'estensione permette di classificarla come una famiglia di un certo rilievo.
Entro tale area, di circa due ettari, sorgeva e sorge ancora, un nucleo di vecchie case chiamate in dialetto "O spidale" da intendersi nel senso di "hospitalis" non già di ospedale. Doveva sicuramente essere un luogo di pernottamento e di riposo per quei pellegrini che venivano dal nord in pellegrinaggio verso Roma , probabilmente gestito dai Cavalieri di San Giovanni in Gerusalemme (la più antica chiesa di Sacrofano è proprio dedicata a San Giovanni).
Orbene, a prima vista appare abbastanza significativo che gli immobili pervenutici in eredità sono tutti dislocati entro tale area, intimamente mescolati con quelli delle organizzazioni ecclesiastiche dell'arciconfraternita del S.S Sacramento e dei Fratelloni.
Una ipotesi, tutta da provare, ma che potrebbe anche spiegare l'esistenza del nostro cognome sia a Sacrofano sia a Padova-Ferrara è che i Braghetta fossero in qualche modo preposti alla gestione degli ostelli e alla sorveglianza delle principali strade di  accesso dei pellegrini da e per Roma. E Sacrofano, trovandosi giusto alla confluenza tra la via franchigena e la via germanica e a un giorno di cammino per Roma, poteva essere una base abbastanza frequentata. I contatti in tal caso sarebbero avvenuti al seguito o in assistenza dei pellegrini che entravano in Italia dalla parte Est (Austria, Slovenia) e percorrevano la via Romea e la via Flaminia.
Anche
perché, quando mi sono accinto, mappe catastali alla mano, a focalizzare le dimore dei Braghetta risalendo alla discendenza di quel Francesco Braghetta, ultimo capostipite cui è possibile risalire, vissuto nella seconda metà del 1800, ne ho ricavato una mappa a pelle di leopardo entro l'estensione di terreno anzidetto.
Quando poi, osservando con occhio critico tale mappa, ho provato ad inserire anche le proprietà delle discendenti femminili di Francesco, Beatrice e Apollonia, mi è apparsa una realtà che altrimenti non sarebbe stata ipotizzabile. La pelle di leopardo si è immediatamente riempita (v. allegato). E qui, riscontrata la rilevante importanza che riveste la discendenza femminile dei Braghetta, passo decisamente ad analizzare il punto 3.
Ebbene, in antitesi col cugino Renzo, che si è limitato alla ricerca del cognome via Internet, io trovo molto limitativo e fuorviante concentrare la ricerca sul "patronimico", ossia al sistema vigente di denominare le famiglie, e perciò la Gens.
Ma tale usanza, fu anticamente pretesa e imposta prima dai Greci, poi dai Romani e infine dalla Chiesa Cattolica fino ai giorni nostri. I Greci avevano relegato le donne nei "ginecei" e davano sfoggio della loro presunta eleganza accompagnandosi con giovinetti ed efebi. Ed i Romani, gareggiando con i Greci, usavano le donne, relegate nei "matronei" (salvo rarissimi casi) solo per la procreazione e il prosieguo della Gens. E in antitesi con i popoli dei loro tempi (Cartaginesi ed Etruschi) classificavano le donne Etrusche come libertine e di facili costumi, perché banchettavano insieme agli uomini sedute sulla stessa cline del marito, prendevano parte alle discussioni e partecipavano, in altre parole, alla gestione della famiglia, della politica e dello stato.
Accennerò, a titolo di cronaca, solo ad alcuni reperti pervenutici che mostrano i sarcofagi con la donna assisa insieme al marito, nonché tutte le iscrizioni funerarie che annoverano il nome del defunto seguito dal patronimico, dal matronimico e dall'età (Vedi tomba dei Claudi a Cerveteri, tomba di Piano di Chiusi, ecc.). Per non parlare poi del trattamento riservato alla donna dai cattolici, dall'imperatore Costantino in poi….
Appurata tale non trascurabile realtà, che come visto sopra, riveste la sua importanza, mi accingo a raccogliere le conclusioni di questa mia analisi. Ovvero:
1. credo sia fuori discussione l'origine genetica che voglio attribuire al popolo Etrusco.
2. I Braghetta, molto verosimilmente, dal tardo medioevo, in qualche modo, erano coinvolti nella gestione, sia a Sacrofano, sia lungo la Via Flaminia e Romea, del patrimonio "spitaliero" dei Cavalieri Gerosolimiti (forse in veste di costruttori e manutentori di immobili?)
3. Sarà opportuno in seguito approfondire con ricerche di archivio per verificare questa mia azzardata ipotesi, e vorrei sollecitare qualcuno degli adepti ad una fattiva collaborazione.

In aggiunta, credo che l'adozione di uno stemma, di un distintivo e addirittura di un sigillo da consegnare nelle mani di "Sette Savi" scelti all'interno delle varie tribù o di un "Gran Maestro", potrebbe rappresentare una simpatica, anche se anacronistica iniziativa, degna però e perciò dei Braghetta.



16/02/2006
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